Cosa provano le comparse nei film, accanto agli attori più quotati? Non si sa con precisione. Soprattutto, e questo fa la differenza, le comparse sanno di esserlo. E non s'arrabbiano. Nello sport, invece, capita di ritrovarsi per caso sulla scena di un evento storico. E non da protagonisti. Come nei poster del basket, quando uno schiaccia, ad esempio, in testa a un altro. Foto super, ma a grande gesto tecnico corrisponde figura magra. Tutto un preambolo, perché? Perché anche la giurisprudenza, se vogliamo metterla così, ha sancito che la giocata mostruosa del campione (in questo caso Ronaldo) non compromette la dignità professionale dei rivali.
IL CAPOLAVORO - Scena: 12 ottobre 1996, Santiago de Compostela. Ronaldo segna uno dei gol più belli della sua carriera contro la squadra locale. Il brasiliano, ancora in maglia Barcellona, parte da centrocampo e in pratica scarta metà degli avversari, prima di infilare il portiere. Bobby Robson, inquadrato sulla panchina blaugrana, si mette le mani tra i capelli esclamando: "Avete visto quello che ho visto io?".
DIO T'ASCOLTA - La Nike, per usare un termine appropriato, coglie la palla al balzo. Compra le immagini dalla Lega Calcio spagnola per cinque milioni di pesetas (31mila euro) e nel giro di poche settimane imbastisce spot e campagna pubblicitaria. Lo slogan, abbastanza forte: "Immagina di chiedere a Dio di diventare il più forte calciatore del mondo.. e Dio t'ascolta". Ronaldo, come dargli torto, è entusiasta; qualcun altro un po' meno.
LA DENUNCIA - Sette giocatori del Compostela (tra questi, curiosamente, non il portiere, Fernando) non la prendono benissimo. Si sentono umiliati. E vanno di azione legale, chiedendo il ritiro della pubblicità perché, "sarebbe stata offesa la loro dignità professionale". Si parla di danni morali ed economici. E poi loro, altro inghippo giuridico, non avevano dato il consenso per la trasmissione delle immagini.
ANTOLOGICA - Ieri, dopo più di dodici anni di udienze, la sentenza della Corte Suprema. Che ha assolto la Nike e Ronaldo. Così si legge nella sentenza: "Si tratta di una giocata antologica, la riproduzione delle immagini è solo strumentale, per esaltare le qualità del brasiliano. Non c'era l'obiettivo di intaccare la dignità professionale dei giocatori del Compostela". Fine della storia. E' il destino "crudele" delle comparse.
Fonte: Gazzetta.it
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